Trump: chi cerca di riscrivere la storia?

Massimo Polidoro
5 min readMar 19, 2021

Negare i fatti non può che alimentare e incoraggiare pregiudizi, risentimento e rabbia cieca

La folla di sostenitori di Donald Trump all’attacco del Campidoglio (Photo for The Washington Post by Evelyn Hockstein)

Stiamo assistendo in questi giorni all’ennesimo tentativo di riscrivere la realtà da parte di chi sente su di sé il peso di una vergogna troppo grande da sostenere. Un peso ingigantito dal fatto di non avere fatto nulla per contribuire a evitare una situazione deprecabile. O, peggio ancora, per avere incoraggiato qualcosa che, tra gli altri pessimi risultati, ha finito per costare la vita ad alcune persone.

Sto parlando dell’attacco al Campidoglio americano del 6 gennaio scorso, fomentato dai discorsi incendiari dell’ex presidente Trump e, nel migliore dei casi, tacitamente avallato dagli esponenti del Partito Repubblicano. Nel peggiore, incoraggiato con forza.

Ebbene, oggi l’inchiesta su quell’insurrezione, che ha portato all’invasione del palazzo che in quel momento stava ratificando la vittoria di Joe Biden alla presidenza, ha provocato aggressioni, distruzione e la morte di cinque persone, oltre ad avere costretto alla fuga i parlamentari, tra i quali lo stesso vicepresidente Pence, reo di avere ratificato la vittoria di Biden e, quindi, sul punto di essere linciato dai sostenitori inferociti di Trump, sta per arrivare al dunque.

E, quindi, anziché ammettere l’errore gigantesco fatto nell’incoraggiare le illusorie affermazioni di Trump sugli inesistenti brogli elettorali, alimentando come è ovvio che sia rabbia e risentimento negli elettori, i Repubblicani stanno cercando di riscrivere la storia.

Già a partire dal 6 gennaio, e poi sempre di più, politici repubblicani, commentatori di destra e sostenitori di Trump hanno iniziato a mettere in giro una “versione alternativa” della realtà. «Gli insorti non erano autentici sostenitori di Trump», «È stata un’operazione di depistaggio». O ancora: «Erano infiltrati di “Black Lives Matters” o, peggio ancora, “Antifa”». Nell’immaginario trumpiano gli “antifa” — letteralmente “antifascisti”, ma negli Stati Uniti un’etichetta usata per indicare un movimento radicale di sinistra — dovrebbero essere equiparati a un’organizzazione terroristica.

Tutto questo per non volere ammettere che i gruppi di suprematisti bianchi ed estremisti di destra, oltre a una nutrita schiera di complottisti di QAnon (la follia che vedrebbe in Trump un eroe del bene…