Assalto al Congresso Usa: quando le bufale sfuggono di mano
Siamo stati testimoni di una vicenda che entra dritta nei libri di storia. Un’aggressione violenta al luogo centrale della democrazia degli Stati Uniti alimentata dall’implacabile diffusione di bufale e teorie del complotto.
Siamo stati testimoni di una vicenda che entra dritta nei libri di storia. Un’aggressione violenta al luogo centrale della democrazia degli Stati Uniti. L’invasione del Campidoglio da parte di una folla armata, incoraggiata e fomentata dal presidente Trump, non ha precedenti in tutta la storia americana e, come lo hanno definito molti commentatori, è stato un vero e proprio tentativo di colpo di stato. Eppure, la sorpresa più grande è data da quelli che si sono detti sorpresi di fronte a quanto succedeva.
Come il resto del mondo, sono rimasto anch’io incollato davanti allo schermo fino a tardi, consapevole che stavamo assistendo a un evento drammatico di portata epocale, ma allo stesso tempo cosciente che era la logica conseguenza di tutto quello che è venuto prima. Da mesi Trump aveva annunciato che esattamente questo sarebbe successo: se avesse perso le elezioni non lo avrebbe mai accettato perché, diceva: «l’unico modo in cui posso perdere è se le elezioni sono truccate». Ma dopo quattro anni di violenza verbale, che inevitabilmente ogni volta si trasformava in una violenza reale nelle strade, e non solo lì, la maggioranza degli americani ne ha avuto abbastanza e ha votato per mandarlo a casa. Trump ha preso tanti voti, ma non abbastanza per battere Biden, che lo ha superato di ben 7 milioni di voti, ottenendone 81.2 milioni, il più alto numero di voti per un presidente in tutta la storia degli Stati Uniti.
Egocentrico fino all’estremo, però, Trump morirà convinto che la sua vittoria sia stata rubata, perché uno come lui “non può” perdere mai, nonostante il fatto che la sua vita sia costellata da una lunga serie di fallimenti, commerciali, immobiliari, editoriali…
Fino a pochi minuti prima dell’invasione Trump ha incitato la folla a marciare sul Campidoglio e a riprendersi un’elezione che era stata loro rubata. Migliaia di persone, alimentate quotidianamente da Trump e dai suoi scagnozzi, Rudy Giuliani in testa, con forti dosi di false notizie e teorie del complotto, una più assurda dell’altra, amplificate vergognosamente da gran parte degli esponenti del Partito Repubblicano e da una buona parte dei media tradizionali, a partire dalla Fox di Rupert Murdoch, non se lo sono fatto ripetere due volte.
Dunque, ciò che è davvero sconcertante è stato vedere quanto improvvisate fossero le misure di sicurezza predisposte per difendere il Congresso in un momento tanto importante e tanto delicato. C’erano solo pochi poliziotti di città a difendere l’edificio dall’invasione di migliaia di fanatici armati. Davvero? La scorsa estate, quando si sono svolte le manifestazioni pacifiche di Black Lives Matter, era stato chiamato l’esercito, migliaia di soldati in tenuta antisommossa, elicotteri che sorvolavano costantemente la folla a bassa quota. E ora, di fronte alle minacce ripetute nei giorni precedenti di squadre di suprematisti bianchi, fanatici razzisti, complottisti di QAnon (tra i primi a entrare nell’edificio) che sarebbero arrivati a Washington per “riprendersi la vittoria” non si è fatto assolutamente nulla? Qualcuno al Pentagono dovrà risponderne.
Così come dovranno risponderne i componenti del Partito Repubblicano che, ancora questa notte, tornati a riunirsi per completare i lavori per la nomina del nuovo presidente, Joe Biden, hanno tentato di rigettare i voti della Pennsylvania sulla base delle falsità ripetute da Trump ancora ieri. La richiesta è stata ovviamente respinta dalla maggioranza del Congresso, e alla fine Joe Biden e Kamala Harris sono stati confermati presidente e vicepresidente degli Stati Uniti d’America, ma il cinismo e la totale mancanza di senso delle istituzioni di queste persone, piegate al puro desiderio di mostrarsi devoti e fedeli fino all’ultimo al volere del loro leader, resterà come una macchia indelebile sulla loro carriera.
E naturalmente Donald Trump deve ora rispondere per tutto questo. Un presidente incapace di guidare la nazione, e che incoraggia la rivolta e un tentativo di golpe, non può restare al suo posto, anche se tra due settimane il suo mandato sarà concluso, e dovrebbe rispondere in tribunale per quello che non si può definire altro che un comportamento criminale. Succederà?
Visto come in questi quattro anni qualunque “follia” di cui si è reso responsabile è stata giustificata e accettata dai suoi sostenitori e compagni di partito c’è da esserne dubbiosi. Ma se la democrazia americana vuole avere un futuro, difficilmente potrà lasciare passare sotto silenzio la gravità di quanto è accaduto. Staremo a vedere.
Massimo Polidoro, scrittore, giornalista, docente di Comunicazione scientifica ai dottorandi dell’Università di Padova, Segretario del CICAP, conduce il podcast “Questa è scienza!” su Audible, la rubrica “Psicologia delle bufale” a Superquark e la serie “Strane Storie” su YouTube. I suoi oltre 50 libri, la sua pagina Patreon, il suo Corso di psicologia dell’insolito online, la sua newsletter settimanale l’Avviso ai Naviganti, le sue stories su Instagram e il suo podcast Ai confini sono alcune delle possibilità a disposizione per seguire il suo lavoro.